Scientificamente chiamato Aesculus hippocastanum, l’ippocastano viene detto “marrone d’india”. Importato in Europa dall’Asia Minore, sua terra d’origine, subito ottenne successo come albero atto ad ombreggiare giardini e parchi. Ma presto si iniziarono ad appressare le sue qualità terapeutiche scoperte in modo empirico, qualità antiemorragiche, astringenti, di vasocostrittore.
Pare infatti che si utilizzassero impacchi dei suoi frutti per bloccare emorragie, la loro polpa polverizzata per combattere emicranie e per abbassare le febbri. Certo è che, alla luce delle recenti scoperte scientifiche si è dimostrato che l’ippocastano
è utile nel ripristinare il giusto tono venoso, e viene usato in caso di vene varicose, emorroidi, disturbi della circolazione, coupcrose.
E un albero che può raggiungere i trenta metri d’altezza; il suo tronco non è molto alto, ma può avere un notevole diametro; le foglie sono palmate, composte ognuna da cinque-sette foglioline di diversa grandezza; i fiori sbocciano a primavera e sono riuniti in grappoli; sono di color bianco macchiettati di rosso e di giallo; il frutto è spinoso e contiene al suo interno due-tre semi, vale a dire due-tre castagne.
In fitoterapia le parti della pianta utilizzate sono la corteccia ed i semi.