Il ciliegio preso da noi in considerazione è scientificamente chiamato Prunus avium, detto in gergo “ciliegia bisciolina”.
Appartenente alla famiglia delle Rosacee, questo albero ha dato vita a numerose varietà ottenute per ibridazione. Si trova allo stato spontaneo nei boschi; è molto longevo ed i suoi frutti, piccoli e scurì, si prestano alla preparazione di marmellate, ma sono ottimi anche freschi. Il legno di questa pianta è molto usato dagli ebanisti, anche se il più ricercato è quello di un’altra specie di Prunus.
Tale albero può raggiungere i due metri d’altezza; i suoi rami sono aperti e presentano delle foglie ellittiche, dentate, munite di piccioli. I fiori sbocciano in primavera e sono di color bianco, con lunghi peduncoli, e si raccolgono in fasci ombrelliformi. Il frutto è una drupa nera, provvista di nocciolo.
Già Galeno, vissuto dal 129 al 201 d. C., aveva scoperto le doti di questa pianta e, giustamente, la consigliava come antigottosa, antireumatica, diuretica, lassativa, depurativa. Anche la moderna ricerca scientifica riconosce al ciliegio queste proprietà
Le parti utilizzate sono i frutti e i peduncoli.